Ci sono giorni in cui la vita sembra correre troppo veloce.
Ti svegli, vai a lavoro, rincorri mille impegni, cerchi di non deludere nessuno. Ti sembra di dover indossare cento maschere: quella del figlio, quella dell’amico, quella del compagno, quella del lavoratore. E più le indossi, più ti accorgi che qualcosa di autentico si sta perdendo.
Ma se ti fermi, se davvero trovi il coraggio di fermarti, ti accorgi di una verità che spazza via tutto il resto: non devi rendere conto a nessuno, tranne che a due persone.
Due persone che non puoi tradire.
Due sguardi che ti seguiranno ovunque.
Il primo è quello del bambino che eri a 7 anni.
Lo ricordi? Occhi spalancati, sogni senza confini, domande infinite. Credeva che la vita fosse un’avventura, che ogni porta potesse aprirsi, che nulla fosse davvero impossibile. Non conosceva ancora il peso della paura, non aveva imparato la parola “rassegnazione”. Vedeva nel futuro un orizzonte da correre incontro, non un muro contro cui sbattere.
Quel bambino vive ancora dentro di te, nascosto dietro le rughe della quotidianità, soffocato dalle responsabilità, ma c’è. E ti guarda, ogni volta che rinunci, ogni volta che ti accontenti, ogni volta che smetti di crederci.
E ti chiede, con la sua voce limpida:
"Abbiamo avuto il coraggio di inseguire i nostri sogni? O ci siamo arresi troppo presto?"
Il secondo è l'anziano che sarai a 80 anni.
Un uomo segnato dal tempo, le mani consumate dalle scelte fatte e da quelle non fatte, gli occhi carichi di rughe e di silenzi. Lui non ti chiederà quanti soldi hai guadagnato, né quante persone ti hanno applaudito.
Ti chiederà solo:
“Abbiamo vissuto abbastanza da non rimpiangere niente? Abbiamo avuto il coraggio di amare, di rischiare, di cadere, di rialzarci? Abbiamo scritto ricordi, o ci siamo limitati a sopravvivere?”
Tra questi due estremi si gioca la tua esistenza.
Il bambino ti ricorda che tutto è possibile.
L’anziano ti ricorda che tutto finisce.
Uno pretende sogni, l'altro pretende ricordi.
Se tradisci entrambi, tradisci te stesso.
Se li rendi fieri, hai vissuto davvero.
E in mezzo? In mezzo c’è la vita che stai vivendo ora. Le tue scelte, i tuoi giorni, i tuoi errori, i tuoi abbracci, le tue fughe, le tue cadute. Ogni volta che ti rialzi, il bambino applaude. Ogni volta che osi, l’anziano sorride. Ogni volta che smetti di ascoltare la tua voce, entrambi piangono.
E qui c’è il punto: il mondo fuori è pieno di rumore. Gente che ti dice cosa devi fare, chi devi essere, cosa devi diventare. Ti giudicano, ti applaudono, ti criticano, ti ignorano. Ma nessuno di loro resterà davvero con te fino alla fine. Sono solo spettatori.
Gli unici che resteranno sempre, dal primo respiro all’ultimo, sono quei due: il bambino e l’anziano.
E non puoi ingannarli.
Puoi mentire agli altri, puoi persino mentire a te stesso per un po’, ma non a loro.
Il bambino ti chiede se hai mantenuto la promessa dei sogni. L’anziano ti chiede se hai avuto il coraggio di vivere senza rimpianti.
Quindi, chi vuoi davvero non deludere?
Non vivere per le aspettative degli altri. Non correre solo per accumulare. Non sprecare il tempo che ti è stato dato.
Vivi in modo che il bambino che eri ti guardi con orgoglio, e l’anziano che sarai ti sorrida con gratitudine.
Il resto è solo rumore.
Il bambino che eri, l’anziano che sarai
