Ci sarà un universo parallelo dove tutto è andato per il verso giusto? Dove ogni nostra decisione ha portato alla luce anziché alle ombre? La mente umana, incatenata alle sue miserie e alle sue glorie, non può fare a meno di sognare un luogo dove le sue cadute siano state evitate, dove la mano del destino, in qualche modo, si è mostrata benevola. Ma cosa significa davvero "andare per il verso giusto"? Chi decide cos'è il giusto e cos'è lo sbagliato?

Nel nostro mondo, il concetto stesso di successo è spesso avvolto nella nebbia dell’illusione, come un bicchiere di whisky che ci promette il sollievo, ma ci lascia soltanto con la bocca amara e un cuore pieno di rimorsi. Viviamo le nostre vite come se fossimo costantemente in attesa di un giudizio finale, sperando che da qualche parte, in qualche altra realtà, esista una versione di noi stessi che ha fatto scelte diverse, che non ha commesso gli stessi errori, che non ha perso ciò che abbiamo perso.

Ma in fondo, quel sogno di redenzione è solo un’altra faccia della medaglia dell’autodistruzione. Forse in quel mondo parallelo non c’è il dolore, ma c’è anche la passione? Non c’è la caduta, ma c’è anche la crescita? Senza le nostre imperfezioni, senza il peso dei nostri fallimenti, siamo davvero umani? O diventiamo solo ombre pallide di ciò che potremmo essere?

Bukowski una volta disse: "Troppa perfezione è un errore". E Dostoevskij, con i suoi personaggi tormentati, avrebbe sicuramente concordato. Nei suoi romanzi, l’anima umana è sempre sospesa tra la redenzione e l’abisso, e a volte è proprio nel caos, nel disordine delle nostre vite che troviamo la nostra vera essenza.

Immaginate un mondo dove Raskol'nikov non ha mai commesso il suo crimine. Forse sarebbe stato felice, forse avrebbe trovato un senso nella vita. Ma sarebbe stato lo stesso Raskol'nikov? Avrebbe potuto comprendere la natura della sua stessa esistenza senza affrontare quel terribile atto? O sarebbe diventato solo un altro fantasma senza storia?

E noi? Siamo così sicuri che vogliamo un’esistenza priva di dolore, priva di errori? La verità è che forse, in quel mondo parallelo, non saremmo noi. E il pensiero di un universo alternativo, dove tutto è andato per il verso giusto, è solo un altro modo per sfuggire alla dura realtà che dobbiamo affrontare qui, ogni giorno.

C’è una bellezza strana e inquietante nel caos della nostra esistenza, una sorta di perverso conforto nella consapevolezza che i nostri errori, le nostre cadute, ci definiscono tanto quanto i nostri successi. Quindi forse, solo forse, dovremmo smettere di cercare quell'universo perfetto e iniziare ad abbracciare il disordine del nostro.

Perché alla fine, quel disordine è tutto ciò che abbiamo, ed è più che sufficiente.