Cinque minuti dopo la nascita, senza ancora aver aperto completamente gli occhi sul mondo, già ci vengono assegnati un nome, una nazionalità, una religione, e una cultura. Siamo appena nati, e già una serie di identità ci viene "cucita" addosso, senza chiedere il nostro parere. È un pensiero che spesso ci sfugge, ma la maggior parte di noi passa la vita a difendere, a proteggere e a costruire sopra queste “etichette” che non ha scelto. Ma cosa significa vivere portandosi addosso pesi e valori che non sono stati frutto del nostro consenso?

Immagina la vita come un grande viaggio. All’inizio, ognuno di noi riceve una mappa che ci dice chi siamo, da dove veniamo, cosa dovremmo credere e chi dovremmo essere. Ma se ci fermassimo a guardare quella mappa, davvero con attenzione, quanti si riconoscerebbero? Quanti si sentirebbero veramente rappresentati da tutto ciò? In molti casi, queste etichette finiscono per definire i nostri comportamenti e le nostre scelte, come un copione da recitare senza mai deviare dalla sceneggiatura. Ci identifichiamo con queste etichette, anche quando non ne siamo pienamente consapevoli, e spesso le difendiamo come se fossero parte della nostra essenza.

Ma è davvero così? È davvero essenziale alla nostra anima sentirci italiani o francesi, credenti o atei, parte di una cultura o di una comunità specifica? E, soprattutto, perché lo difendiamo con tanto fervore? Siamo esseri di passione e desiderio, e forse è naturale voler appartenere, voler avere radici in qualcosa di stabile e definito. Ma quella stabilità può diventare una prigione. Se tutta la vita difendiamo idee, valori e identità che non abbiamo scelto, quando ci fermiamo a costruire noi stessi?

Questa riflessione non è un invito a rifiutare le radici o a dimenticare le tradizioni, ma piuttosto a ricordarci che siamo liberi di esaminare ciò che ci è stato dato. Possiamo scegliere di esplorare, di comprendere a fondo quello che ci appartiene davvero e, se vogliamo, lasciar andare il resto. La vera libertà sta nel riconoscere che possiamo vivere con rispetto verso le nostre radici, ma anche con un cuore aperto, senza lasciare che le etichette del passato limitino le possibilità del futuro.

Alla fine, vivere in modo autentico non significa rifiutare ciò che ci è stato trasmesso, ma scegliere consapevolmente cosa portare con noi e cosa lasciare andare. Forse, in questo percorso, scopriremo che la nostra vera identità non risiede nelle etichette ricevute, ma nelle esperienze e nelle scelte che, per la prima volta, decidiamo di fare davvero da soli.